Approveremo premierato o presidenzialismo e aboliremo i ballottaggi»

Il capogruppo alla Camera di Fdi: «L’obiettivo è l’elezione diretta anche dei sindaci Rai feudo dei partiti, ma deve contare la professionalità, non tessere e ideologia»

di Carlo Tarallo

Tommaso Foti è il presidente del gruppo di Fratelli d’Italia alla Ca­mera dei deputati.

Presidente Foti, come giudica i risultati delle elezioni amministrative? Produrranno un cambio negli equilibri della maggioranza?
«Non c’è nessun equilibrio da cambiare, ma soddi­sfazione per come sono an­ date le cose in questo primo turno di elezioni amministrative, che in realtà sono un po’ a macchia di leopar­do, interessano molto alcu­ne regioni e altre molto me­no. Un test nel quale, come accade sempre alle amministrative, le liste civiche hanno avuto un peso importante.

In buona sostanza sono elezioni dove il centrodestra al primo turno ha vinto in quattro capoluoghi contro i due della sinistra, quindi se guardiamo appunto i capoluoghi di provincia e più in generale i Comuni con più di 15.000 abitanti è evidente che i risultati sono stati soddisfacenti. Ora ci sono da affrontare i ballottaggi, il risultato finale lo si vedrà tra 15 giorni. Devo dire che nel­l’insieme mi pare di vedere che l’alleanza di centrodestra si conferma ben radi­cata».

A proposito di ballottaggi, il centrodestra ha sem­pre intenzione di abolirli anche per i Comuni con più di 15.000 abitanti?
«Questo è un discorso che indubbiamente potreb­be essere portato avanti, in relazione all’obiettivo di ot­tenere una elezione che abbia un supporto popolare significativo.

Se al primo turno va a votare meno del 60% delle persone, chi vin­ce rappresenta il 30% del corpo elettorale; se al se­condo turno va a votare il 40% alla fine diventa sindaco chi ha il sostegno eletto­rale del 20% degli elettori. Se si parla di elezione diret­ta, significa che è
il cittadino che decide, e quindi bi­sogna favorire la maggiore partecipazione».

Parliamo di riforme: nel programma di Fdi c’era l’e­lezione diretta del capo del­lo Stato. Ora si parla di premierato, semipresidenzialismo…
«Fratelli d’Italia, come nella tradizione politica della destra, è a favore di una riforma costituzionale nel segno del presidenziali­smo. E evidente che la for­ma principe del presiden­zialismo è l’elezione diretta del presidente della Repub­blica, su questo non c’è dubbio, tuttavia ciò non vuol dire che l’elezione diretta del premier non sia una forma di presidenzialismo.

Ciò che si vuole evitare, attraverso una riforma costituzionale di questo tipo, è che il presidente della Repubblica o il primo ministro, a seconda dei casi, sia frutto di una mediazione dei partiti e non abbia l’investitura diretta da parte dei cittadini».

Ancora a proposito di riforme: nel programma del cen­trodestra autonomia e presidenzialismo proce­devano insieme. Lei la pensa ancora così?
«Il percorso dell’autono­mia non è quello di una riforma costituzionale, considerato che fa già parte della Costituzione dopo una riforma della sinistra che passò per tre voti. Anche se gli artefici fingono di dimenticarlo, la memoria storica è sempre utile con­servarla.

Detto ciò, quelle che saranno approvate, re­lativamente all’autonomia differenziata, sono le intese che vengono stipulate tra Stato e singole Regioni, che devono avere una sorta di ratifica da parte del Parla­mento con una votazione qualificata, ovvero con il voto favorevole della metà più uno dei componenti
delle Camere.

È evidente comunque che queste intese tra Stato e Regioni avranno un loro per­corso che può correre parallelamente a quello delle riforme costi­tuzionali. L’autonomia differenziata è una legge di tipo ordinario, dall’al­tra parte abbiamo un percorso di rifor­ma costituzionale».

La nuova Rai: che futuro immagina per la tv pubblica? E cosa pensa delle accuse di epu­razione rivolte al centrodestra, come nel caso di Fabio Fazio?
«La prima cosa da fare è evitare che la Rai rimanga, come è stato fino a oggi, un feudo della partitocrazia. Non mi pronuncio sui vari vittimismi
che registriamo in queste ore: quando si va in scadenza di contratto, nessuna delle due parti è obbligata a rinnovarlo.

I contratti sono frutto di due volontà, se non si manife­stano entrambe ognuno va per la sua strada senza evo­care chi sa quali drammi nazionali.

Avviene così an­che nel calcio e nessuno si strappa i capelli: io sono tifoso interista e a giugno scade il contratto di Milan Skriniar, se verrà rinnovato bene, se no pace.

Detto ciò, la Rai deve svolgere il suo ruolo di servizio pubblico, deve cercare di offrire la migliore qualità possibile. Il mio auspicio è che emerga­no le professionalità, men­tre nel passato hanno con­ tato più le tessere di partito e le appartenenze ad alcune aree ideologiche».

Tifoso interista? Allora sono doverosi gli auguri per la finale di Champions…
«Al di là della passione che ognuno ha per i propri colori, spero e mi auguro che tutti gli italiani faccia­no il tifo per la squadra italiana, in questo caso l’In­ter».

L’incidente sul Docu­ mento di economia e finan­za, con la mancata approva­zione alla Camera, è stato superato in 24 ore: nel cammino della legislatura pre­vede altre votazioni insidiose?
«Si è trattato di un inci­dente dovuto alla superfi­cialità, ed è talmente vero che nella conferenza dei ca­pigruppo, anche se la sini­stra ha tentato di nascon­derlo, avevamo proposto di votare dopo un’ora, perché sapevamo perfettamente di avere i numeri per approva­re il provvedimento.

Le votazioni sulle intese previste dall’autonomia differenzia­ta richiederanno la maggio­ranza qualificata, e sarà ne­cessario un supplemento di attenzione da parte dei ca­pigruppo e dei singoli par­lamentari».