Foti “Il sì al premierato un segnale all’opposizione E ritornino le preferenze”

Riforme, Foti (FdI): il Pd apra una discussione vera sul premierato. Intervista al capogruppo FdI alla Camera.

di Lorenzo De Cicco

Sull’autonomia voluta dalla Lega c’è un problema politico ma non è agganciato alla riforma: deve viaggiare su binari diversi
La riforma costituzionale della destra «sarà pronta entro fine estate», annuncia Tommaso Foti, capogruppo di Fdl alla Camera.
«Sarà nel segno del premierato, anche per andare incontro alle opposizioni» e «non è legata nella tempistica all’approvazione dell’autonomia», cara alla Lega. «Pensiamo anche a un ritorno delle preferenze».

Addio presidenzialismo, sì al premierato. È un segnale a Renzi?
«È un segnale a tutte le opposizioni. Non è la scoperta dell’acqua calda dire che Fdl preferisse una riforma presidenziale o semi-presidenziale. Ma sull’elezione diretta del Capo dello Stato abbiamo notato più alzate di scudi. Il Pd credeva nel premierato, quindi sarà più difficile per loro prendere le distanze. Si potrebbe aprire una discussione franca».

Renzi si accoderà?
«Diciamo che il ddl depositato da Renzi un premierato di elezione diretta lo prevede. Però il presidente del consiglio avrebbe il potere di sciogliere le Camere. E se non ho compreso male l’idea, nella nostra riforma non è così».

La riforma Casellati quando arriva in Cdm?
«Entro fine estate, inizio autunno. Non so se ci sarà prima un altro passaggio con le opposizioni».

La sterzata sul premierato è condivisa con FI e Lega, visto che nel programma elettorale si parlava di presidenzialismo?
«Direi di sì. Non è una decisione solo di Fdl».

Un premierato light, solo con l’indicazione sulla scheda del candidato premier, piace a Calenda e anche a un pezzo di Pd…
«Ma non prendiamoci in giro. Abbiamo già leggi che prevedono l’elezione diretta dei sindaci. E la Costituzione prevede quella dei presidenti di regione. L’indicazione sulla scheda da sola non basta a garantire stabilità».

Schlein ha detto a Meloni: basta listini bloccati per il Parlamento.
«Quando Fdl l’ha proposto nella passata legislatura il Pd ha votato contro. Ben venga il ritorno delle preferenze».

Il presidente Mattarella a Rimini ha citato Dossetti: la Carta non va rifiutata o cambiata, se non per “singoli emendamenti puntali”. È una sconfessione di riforme che stravolgerebbero la Costituzione?
«La Carta non è un totem. Ai tempi dei costituenti l’idea della repubblica presidenziale è stata sposata da fior fior di costituzionalisti. Non è che si vada a scardinare chissà che cosa».

Ma le riforme costituzionali non dovrebbero essere bipartisan?
«Si possono fare bipartisan se tutte le parti rinunciano a qualcosa, e noi l’abbiamo fatto. Ma non è che chi perde le elezioni può decidere le riforme al posto di chi ha vinto».

Siete pronti a un referendum, quindi. Non temete che Meloni faccia la fine di Renzi?
«No. Renzi personalizzò troppo, facendo un referendum su sé stesso. Credo che una proposta come la nostra, che non è amplissima, sia più facile da spiegare agli italiani. Il principio è chiaro: elettori, volete che il vostro voto valga dopo le urne o volete consentire ribaltoni?».

Il premierato è agganciato all’autonomia differenziata che pretende la Lega?
«No, i due temi devono marciare su binari diversi. Anche perché l’autonomia differenziata non è una modifica costituzionale :è in Costituzione da 22anni».

Davvero non c’è uno scambio con la Lega?
«No. Peraltro sull’autonomia c’è un problema politico, che ha posto la sinistra, chiedendo che i Lep non vengano definiti con decreto del presidente del Consiglio ma con atto che abbia natura di legge. Il presidente della Commissione Affari costituzionali, il nostro Balboni, ha presentato un emendamento, sottoscritto anche da un esponente di Iv, che prevede infatti un decreto legislativo».

E a Lega è d’accordo?
«Non so, vedremo a settembre».