“La Meloni si appresta a diventare un leader europeo più importante, con un peso reale nella politica transatlantica”. Il Washington Times analizza la recente visita italiana a Capitol Hill e sottolinea i passaggi più importanti

di Cecilia Carapellese

La missione a Washington del Presidente Meloni ha avuto una eco eccezionale che anche dopo giorni continua a far parlare i quotidiani, italiani e americani.

Ed è così che il Washington Times il 1° agosto propone un articolo a due mani di James Jay Carafano e Stefano Graziosi sulla recente visita a Capitol Hill del premier italiano.

Secondo l’analisi portata avanti “sebbene il Primo Ministro italiano Giorgia Meloni sia già accreditata come il leader conservatore in ascesa di maggior successo in Europa, durante il suo recente viaggio ha rafforzato le relazioni sempre più solide del suo Paese con i leader di Washington di entrambi gli schieramenti”.

Un risultato che conferma come oltreoceano “tutti hanno accolto con favore il suo (di Meloni, ndr) programma”, incentrato sull’affrontare il ruolo della Cina in Europa, sul sostegno all’Ucraina per  cercare di porre fine alla guerra in quel Paese, e sulla stabilità del Mediterraneo lavorando per migliorare la cooperazione con le nazioni africane. 

Tutte queste iniziative, insieme alla cooperazione in materia di commercio e spazio, contribuiscono senza dubbio a rafforzare l’economia italiana, ma soprattutto prevedono delle “riforme di buonsenso suscettibili di apprezzamento sia per Democratici che Repubblicani negli Stati Uniti”.

In modo particolare, si legge, “dopo anni in cui il Movimento 5 Stelle e il Partito Democratico americano hanno avvicinato Roma a Pechino, si tratta di una completa e drammatica inversione di rotta della politica italiana, che Washington accoglie con favore”.

La figura di Giorgia Meloni sembra destinata all’ascesa, soprattutto in vista della potenziale alleanza tra ECR e PPE al Parlamento europeo, attraverso la quale “la Meloni si appresta a diventare un leader europeo più importante, con un peso reale nella politica transatlantica”. Se questa alleanza dovesse riuscire, potrebbe avere la maggioranza nel Parlamento, “una cosa senza precedenti”.

“Non c’è dubbio che i politici a Washington si stiano comportando bene”, anche perché “Meloni, ovviamente, beneficerebbe anche di una forte partnership con gli Stati Uniti.

Per cominciare, se Roma non rinnovasse l’accordo della Belt and Road Initiative, molto probabilmente dovrà affrontare ritorsioni da parte di Pechino.

Washington, magari in partnership con New Delhi, dovrà quindi farsi avanti e sostenere l’Italia nel settore degli investimenti.” È questo uno dei possibili scenari futuri.

Dall’altro lato dell’oceano, c’è anche urgente bisogno di una stabilità del Mediterraneo, in particolare in Tunisia e in Libia. In questo sarebbe importante l’appoggio di Washington, considerando che anche se venisse sbloccato il prestito di 1.9 miliardi di dollari da parte del Fondo Monetario Internazionale non sarebbe sufficiente, vista anche la crescente presenza di Mosca e Pechino sul continente africano.

Per questo sarebbe auspicabile che “Stati Uniti e Italia premessero su Tunisi per rimettere in carreggiata la sua economia e portare in primo piano il buon governo”.

Ma non solo, perché dovrebbe esserci una cooperazione anche da parte di alleati chiave, quali Spagna e Francia, che “è molto più probabile che agiscano su sollecitazione di Washington”. Lo stesso vale per la Libia, dove la cooperazione internazionale congiunta è ancora più cruciale.

La calorosa accoglienza della signora Meloni a Washington fa ben sperare per le relazioni Italia-Usa” confermano dal Washington Times.

In chiusura, il pensiero sul ruolo internazionale giocato oggi dal Presidente del Consiglio viene così sintetizzato: “Con la Meloni che sta facendo tutte le mosse giuste a Roma e pronta ad assumere un ruolo di leadership più importante in Europa, il sostegno degli Stati Uniti può aiutare a garantire un’Italia più forte, un Mediterraneo più sicuro, la fine del conflitto in Ucraina e un Un’Europa libera contro l’aggressione cinese.”