Sallusti svela la versione europea di Giorgia

di Fabio Dragoni

La versione di Giorgia (sottinteso Meloni) è il libro intervista scritto da Alessandro Sallusti. Lo scoop sta già nel fatto che questo saggio sta in libreria. Che un premier in carica scelga di parlare in un libro è infatti una cosa decisamente singolare.

Non si può quindi proprio dire “inedita” dal momento che il libro c’è già ed è stato pubblicato. Complimenti a Sallusti per essere riuscito a convincere il premier in carica. Anche se fin dalle prime righe sembra quasi che l’idea sia arrivata dall’inquilino di Palazzo Chigi rispondendo all’astuta provocazione di Sallusti: “peccato che il Presidente del Consiglio in carica non possa scegliere di scrivere un libro per raccontare i suoi progetti”. Giorgia Meloni risponde: “e perché non può farlo?”.

Ma altrettanto astuta è stata Giorgia, avendo scelto il giornalista italiano sicuramente più capace di scrivere best seller con una certa regolarità. Basta ricordare ai suoi libri intervista con Luca Palamara che hanno aperto uno squarcio di luce sul sistema giudiziario italiano. Giorgia Meloni deve ovviamente pesare ogni parola. Sa che il libro sarà letto e tradotto in tutte le cancellerie. Una virgola fuori posto e potrebbe scoppiare il caso diplomatico.

Sono arrivato a circa un terzo della lettura. Posso già dire però che il libro è godibile. Decisamente divertente, nel terzo capitolo, il passaggio in cui Italia e Olanda decidono di avere una posizione comune sul tema immigrazione.

Sarebbe proprio il caso di dire la strana coppia. Da quanto letto finora emerge un’attenzione maniacale della Premier agli equilibri di politica estera. Un Presidente del consiglio da trasferta, insomma.

Ma c’è una perla, a mio avviso, degna di ancora maggiore riflessione ed attenzione. Quando si parla di Europa, il Presidente del Consiglio distilla quella che potrebbe essere la strategia a Bruxelles dopo le elezioni europee del 2024.

Il passaggio è molto delicato e deve essere letto attentamente fra le righe ed in controluce. Sallusti pone la domanda con accortezza chiedendo se “se possa nascere una maggioranza diversa, per esempio mettendo insieme popolari e conservatori, cioè replicando il modello dell’alleanza di centrodestra in Italia?”.

La domanda si presta ad una duplice lettura: nel primo caso sembra preludere ad una coalizione fra soli popolari europei e conservatori lasciando cioè fuori i sovranisti di Identità e Democrazia. Ma alludendo subito dopo al fatto che potrebbe essere replicata l’esperienza italiana, è chiaro che Sallusti non si riferisce solo alla Lega ma anche a Le Pen ed AFD.

I compagni di viaggio di Salvini in Europa. La risposta di Giorgia Meloni è ovviamente cauta. Siamo a molti mesi delle elezioni e non ci sono i risultati. Ma nello stesso tempo dice che “al posto di maggioranze troppo eterogenee (quindi con dentro i socialisti e i liberali n.d.r.) sarebbe bene avere anche in Europa un sano bipolarismo che consenta a una nuova maggioranza di poter indicare una strada chiara in una fase storica decisiva per l’Europa”.

L’apertura verso Le Pen e AFD sembra chiara anche se non esplicita. E non potrebbe essere altrimenti. Giorgia Meloni non può mettere apertamente le dita negli occhi a Macron ed ai socialisti che governano in Spagna e in Germania. La cautela è d’obbligo. Ma la rotta tracciata è chiara.

Giorgia Meloni ritiene di poter avere mano libera sulle alleanze e non esclude quindi maggioranze anche con i sovranisti. Non è affatto una riflessione di poco conto in vista delle prossime elezioni europee che potrebbero segnare una netta discontinuità col passato. Una notizia nascosta ma non troppo.